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Metodi di sequenziamento di ultimissima generazione

Pubblicato un nuovo lavoro scientifico con il sostegno dell’Associazione DiMio.

“Metodi di sequenziamento di ultimissima generazione per comprendere la complessità delle ripetizioni espanse nelle distrofie miotoniche: nuove sfide per lo sviluppo di terapie molecolari personalizzate”

Con l’avvento delle nuove tecnologie per l’analisi del DNA, oggi abbiamo a disposizione una grande quantità di informazioni riguardo al genoma di ciascun individuo. Ciò comporta notevoli
vantaggi da un punto di vista clinico in quanto va ad aumentare notevolmente le potenzialità dei test genetici permettendo una diagnosi molecolare più veloce ed accurata. In particolare, con i sequenziamenti di nuova generazione (NGS) è possibile analizzare l’intero genoma anziché limitare l’indagine ai singoli geni più frequentemente mutati nella patologia in esame. I sequenziamenti di nuova generazione presentano però alcune limitazioni nella diagnosi di malattie genetiche causate dall’espansione di regioni ripetute come le Distrofie Miotoniche.

Recentemente è stata sviluppata una nuova metodica di sequenziamento di ultimissima generazione in grado di analizzare tratti di DNA estremamente lunghi contenenti sequenze altamente ripetute che prende il nome di Nanopore long-read sequencing.

Grazie ad una stretta collaborazione tra l’Università degli Studi di Verona e l’ Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, è stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista eLife un importante lavoro scientifico riguardante la caratterizzazione molecolare a livello del singolo nucleotide delle mutazioni responsabili della Distrofia Miotonica di tipo 2 (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36018009/).

Il lavoro è stato finanziato dalla Associazione Americana per le Distrofie Miotoniche (MDA) ed è stato realizzato in parte anche grazie al contributo dell’associazione DiMio.

Per la prima volta sono state sequenziate regioni di DNA ripetuto fino a 50 kb di lunghezza, permettendo non solo la stima reale della dimensione dell’espansione (CCTG)n nei pazienti, ma anche la rilevazione di eventuali motivi di ripetizione non canonici che potrebbero associarsi a quadri clinici atipici. Una volta ottimizzato, questo approccio consentirà una più accurata correlazione genotipo-fenotipo nei pazienti con Distrofia Miotonica di tipo 1 e 2 favorendo la comprensione degli effetti modulatori di espansioni contenenti ripetizioni non C/CTG sulla gravità della malattia. I dati ottenuti permetteranno una stratificazione più accurata dei pazienti con Distrofie Miotoniche negli studi clinici volti a sviluppare terapie molecolari personalizzate, con l’obiettivo finale di migliorare la qualità di vita di chi è colpito da queste patologie.

Dott.sse Annalisa Botta e Federica Centofanti